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DIALOGO E PREGIUDIZIO

Venerdì 19 maggio si è svolto a Castelfranco Veneto il secondo convegno delle Reti e dei Tavoli di prevenzione dei gesti suicidari che ha coinvolto le reti provenienti da Bolzano, Trento e Treviso.

 

Il tema “Dialogo e Pregiudizio” ha connesso diverse generazioni rappresentate da Camilla Velotta (UDU –  Unione Degli Universitari) e il professor Ivo Lizzola (Università degli Studi di Bergamo), che hanno commentato congiuntamente i risultati della ricerca “Chiedimi come sto”  che riporta la fotografia del benessere/malessere di un campione di studenti italiani delle scuole superiori e dell’Università. Mettere allo stesso tavolo una giovane sensibile a tematiche sociali e un professore di lunga carriera, ci ha consegnato il messaggio dell’universalità e trasversalità del fenomeno suicidario. In qualche modo ne siamo tutti coinvolti poiché di tutti è il tema della salute mentale: il dialogo è proprio quella medicina buona in grado di dipanare gli effetti velenosi del pregiudizio, che blindano la richiesta di aiuto e soffocano le risorse sia personali che comunitarie.

 

Tramite questo convegno si è cercato di mettere in connessione i tavoli di diverse province e soprattutto diversi professionisti che a vari livelli incontrano la sofferenza delle persone. Con i gruppi di lavoro pomeridiani si è discusso su come fare per intercettare la domanda di aiuto in diversi contesti come la scuola, si è riflettuto sulla comunicazione, sulla spiritualità e su come alleviare la sofferenza dei cari che rimangono.

 

Anche le giovani generazioni hanno espresso la loro esperienza come sopravvissuti: con la creazione della pagina Instagram tuttoannodato le ragazze di un liceo di Torino si sono fatte promotrici nel fare una giusta informazione attorno alla tematica del suicidio e della salute mentale tra adolescenti e giovani adulti. Hanno ricordato che “l’aria” che respirano gli adulti è la stessa di quella dei giovani, ed è per questo che anche loro hanno bisogno di sdoganare lo stigma attorno alla salute mentale, perché i giovani possano dire, senza avere paura, che a volte la vita può essere difficile e che non c’è nulla di male nel chiedere aiuto.

 

Nella giornata sono stati proiettati i saluti del prof. Maurizio Pompili e dell’on. Dott. Cristian Romaniello i quali hanno dato al convegno un respiro non solo regionale, ma nazionale. I video saranno condivisi a breve sui nostri canali social.

 

Le operatrici del progetto Invito alla Vita, oltre ad aver portato il proprio contributo come Associazione AMA al convegno del 19 maggio, sono state invitate presso l’Università di Trento al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale per portare la propria testimonianza nel corso monografico sul suicidio, organizzato dai professori Tosini e Fraccaro. Anche in questa occasione si è portato agli studenti il valore dell’attivazione della comunità per poter fare prevenzione al suicidio; proprio gli assistenti sociali, esperti delle reti sociali, possono essere le sentinelle in grado di attivare una risposta sensibile per coloro che mostrano una sofferenza e che hanno bisogno di rompere la solitudine nella quale possono trovarsi.

 

La speranza che muove queste iniziative è innanzitutto la riduzione dello stigma, oltre che alla circolazione di informazioni adeguate intorno al tema del suicidio: le persone pronte ad aiutare ci sono, i sistemi ci sono, si tratta di arrivare proprio a coloro che non sanno ancora che l’aiuto c’è ed è possibile.

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