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CONVEGNO SULLA PREVENZIONE AL SUICIDIO – COM’E’ ANDATA

Lo scorso giovedì 27 Ottobre noi operatrici Lisa Dal Mas e Camilla Bettella eravamo presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento per la conferenza “La prevenzione al suicidio come necessità sociale e sfida politica” organizzata all’interno del progetto Invito alla Vita.

 

L’assessora Chiara Maule ha portato i saluti del Comune di Trento e insieme a noi ha partecipato alla tavola rotonda, coordinata dalla Professoressa e Sociologa Annamaria Perino, lo Psicologo e ricercatore Cristian Romaniello che ha da poco concluso il suo percorso come deputato alla Camera ed è autore del libroOgni vita conta”, la dottoressa Wilma Di Napoli del Centro di Salute Mentale di Trento, nonché referente scientifica del progetto Invito alla Vita e Camilla Piredda, membro dell’esecutivo nazionale dell’associazione studentesca UDU – Unione degli Universitari e referente del progetto ‘’Chiedimi come sto’’. UDU ha condiviso gli interessanti risultati della ricerca “Chiedimi come sto – gli studenti al tempo della pandemia”, che si possono visualizzare a questo link.

 

La conferenza ha avuto il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi di Trento ed è stata accreditata per l’ordine degli Assistenti Sociali. Il convegno è stato fortemente voluto a partire dal tirocinio svolto all’interno del progetto Invito alla Vita da Sofia Perrotti, studentessa del corso di magistrale in Scienze Politiche dell’Università di Trento. L’esperienza di tirocinio ha fatto da ponte per l’avvio di una comunicazione e collaborazione tra la nostra associazione e l’Università.

L’evento ha avuto un’accoglienza davvero speciale: i 100 posti a sedere dell’Aula Kessler dell’Università si sono riempiti in un batter d’occhio, tant’è che alcuni partecipanti hanno potuto seguire il convegno in un’altra aula grazie a un collegamento di video-conferenza. Per noi è stata una grande emozione vedere così tante persone presenti; sappiamo molto bene che parlare di salute mentale e suicidio non è facile, ma questa affluenza è una conferma che c’è bisogno di confronto su questi temi.

 

Gli obiettivi con cui abbiamo iniziato a lavorare al Convegno erano principalmente tre: arrivare innanzitutto ai giovani e alle giovani, una delle fasce più colpite in questo momento storico da comportamenti autolesivi e dal rischio suicidario. Successivamente, iniziare a rendere l’Università un luogo sicuro in cui poter parlare e trovare supporto sui temi della salute mentale, per avviare un percorso collettivo che miri ad abbattere gli ostacoli che rendono la salute mentale ancora fin troppo poco accessibile e un vero e proprio tabù. L’ultimo obiettivo era trattare il tema complesso del suicidio attraverso più punti di vista e diversi saperi all’interno di un unico spazio: un’aula universitaria. Per arrivare alla comprensione complessiva di una dinamica sociale è necessario introdurre diversi metodi d’indagine, proprio per questo il 27 Ottobre abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare il punto di vista politico istituzionale, del privato sociale, l’ambito sanitario, l’esperienza dell’associazionismo studentesco e il punto di vista accademico.

 

La conferenza è stata un’ottima occasione per far conoscere il progetto Invito alla Vita, per parlare dei Servizi e delle esperienze attive nel territorio, ma anche per parlare di cosa si sta smuovendo a livello nazionale e di cosa sia necessario per un approccio alla prevenzione al suicidio realmente efficace.

 

Particolarmente interessante è stato poter ascoltare l’esperienza come deputato del Dottor Cristian Romaniello e il racconto di come ha portato in parlamento la prima proposta di legge su un piano nazionale strategico di prevenzione al suicidio. Come ha messo in luce lo stesso Dottor Romaniello, è necessario iniziare a coinvolgere maggiormente la cittadinanza, l’utenza, i giovani e le giovani. Deve essere una responsabilità renderli protagonisti per creare una visione d’insieme del fenomeno che possa essere tradotta in interventi realmente strategici per un piano strutturale-nazionale.

 

La discussione che si è avviata dopo la fine della conferenza, con persone e professionisti coinvolti in progetti di prevenzione al suicidio in Trentino, si è focalizzata sullo scardinare il paradigma di vergogna e silenzio che avvolge la salute mentale e valorizzare in maniera collettiva le esperienze di fragilità che ognuno di noi può sperimentare in diverse fasi della vita. Questo significa rendere una ricchezza per sé stessi e per gli altri anche momenti di vita estremamente difficili. Gli stessi gruppi di auto mutuo aiuto per sopravvissuti che, come A.M.A., portiamo avanti da tempo, sono un chiaro esempio di come a partire dalla condivisione di una storia simile, di una perdita dolorosa, si possa instaurare un clima di comprensione, di ascolto che allevia in parte la sofferenza e per mette di fare spazio a nuovi significati da associare alla vita.

 

Ringraziamo tutte le persone che hanno aiutato a organizzare e promuovere l’evento e i numerosi partecipanti che hanno seguito con attenzione e partecipazione in convegno.

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