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Il Natale per chi rimane

 

Una manciata di giorni ci separano al Natale e nell’aria, che porta la promessa di neve, si percepisce la frenesia degli ultimi giorni per fare regali e per organizzare i grandi banchetti. Il Natale è il periodo della benevolenza e della solidarietà, dove il cuore dell’uomo si fa un pochino più tenero e attento all’Altro. I lontani si fanno vicini, i parenti e gli amici si riuniscono intorno alle tavole e finalmente ci sembra di riuscire a fermarsi un po’.

 

Purtroppo, non tutti riescono a sentirsi lieti, anzi: il Natale scopre ferite ancora fresche e rimanda la memoria a persone che non ci sono più. La ritualità del trovarsi tra famigliari e amici rende ancora più evidenti i vuoti, magari per malattia, magari per vecchiaia, magari per suicidio. Ed è ai sopravvissuti, a coloro che rimangono dopo un suicidio di un caro, che va il nostro pensiero.

 

Il Natale, per chi rimane, può essere fonte di sentimenti ambivalenti: la tristezza, la disperazione, la rabbia o il senso di colpa verso quella persona a me cara che ha scelto di togliersi la vita. Non è facile passare attraverso le feste natalizie, non è facile sembrare tutti un po’ più buoni e un po’ più contenti.

 

Le festività natalizie possono occorrere nel pieno dell’elaborazione del lutto, dove si è ancora impegnati a scendere a patti con la perdita, lungo il difficile percorso che conduce all’accettazione. Rimandiamo con forza che a Natale non bisogna essere forzatamente gioiosi, anzi: l’espressione dei propri sentimenti dolorosi permette di dar voce alla sofferenza, perché questa possa ricevere dignità e possa essere condivisa con persone che vi vogliono bene.

 

Il Natale, nonostante possa essere vissuto con dolore, rappresenta un’occasione per ricevere sostegno, ascolto e per poter parlare della perdita, che tanto spesso viene scacciata dai discorsi quotidiani.

 

Ed ecco alcune suggestioni da tener presente[1]:

  1. Sapere che si può sopravvivere, forse non vi sembra possibile, ma è così.
  2. Sapere che non si sarà mai più gli stessi, ma che si può sopravvivere ed andare anche oltre la sopravvivenza.
  3. Sapere che magai vi sentirete sopraffatti dall’intensità delle vostre emozioni, ma che tutti i vostri sentimenti sono normali.
  4. Rabbia, colpa, confusione, oblio sono delle risposte comuni. Non siete pazzi, siete in lutto.
  5. Trovate una persona capace di ascoltare e condividete i vostri pensieri con lei. Chiamate qualcuno se avete bisogno di parlare.
  6. Non vergognatevi di piangere. Le lacrime curano.
  7. Datevi tempo di guarire.
  8. Ricordatevi che la scelta non fu vostra. Nessuno da solo può influenzare la vita di un altro.
  9. Siate pazienti con voi stessi e con gli altri che possono NON capire.
  10. Sfinitevi con domande, rabbia, colpa e con tutte le vostre emozioni, fino a quando non riuscirete a lasciarle andare. Lasciarle andare non vuol dire dimenticare.

 

Ai sopravvissuti l’Associazione A.M.A. offre uno spazio di condivisione e confronto tra pari attraverso il gruppo di auto mutuo aiuto del progetto “Invito alla Vita”, aperto a tutte le persone che si trovano a dover elaborare il lutto di un caro morto per suicidio.

 

Per informazioni e per partecipare al gruppo di auto mutuo aiuto contattare:

invitoallavita@automutuoaiuto.it o chiamare 0461/239640.

Associazione A.M.A., via Taramelli 17, Trento.

 

[1] Beyond Surviving: Suggestions for Survivors.  Iris M. Bolton et al. (1987), Suicide and its aftermath)

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